Il Cavaliere dell’Immacolata

Cento anni fa, gennaio 1922, usciva il primo numero del Cavaliere dell’Immacolata, il Rycerz Niepokalanej, con lo scopo di incrementare l’amore filiale e la fiducia verso l’Immacolata, Regina del cielo e della terra, affinché Ella, Rifugio dei peccatori, regni al più presto possibile (SK 1084) e per difendere la fede minacciata dall’eresia e attirare alla chiesa le anime (SK 1021). Fu un traguardo, all’epoca, considerevole per un mensile che si proponeva di informare sull’attività e sugli eventi promossi e realizzati dalla Milizia dell’Immacolata Italia, con particolare riguardo alla spiritualità, all’attualità, al costume, alla società, alla cultura e all’arte in tutte le sue espressioni.
La rivista, che attualmente si avvale della collaborazione di esponenti di spicco del pensiero sia religioso che laico, doveva essere pubblicata, già, un anno e mezzo prima del 1922, ma le difficoltà finanziarie e la morte di uno dei validi collaboratori della redazione impedirono l’espletamento del progetto. Ebbe vita, comunque, senza copertina per mancanza di fondi e per lo stesso motivo non ne fu garantita inizialmente la continuità, in quanto l’ unico capitale erano le uniche offerte dei devoti dell’Immacolata.
La rivistina, così la chiamava Padre Kolbe, sembrava condannata ad un completo insuccesso, quando sorprendentemente avvenne proprio il contrario: le offerte cominciarono finalmente ad affluire notevolmente.
Il periodico, senza badare alle diversità di fede e di nazionalità, fu rivolto a tutti, specialmente alle classi più abbandonate sotto l’aspetto religioso. Nel marzo del 1922, il numero del Rycerz Niepokalanej aveva già otto pagine in più delle precedenti e con uguale formato. Oltretutto, la rivista cresceva con gli sforzi e con la ferma convinzione che essa doveva essere un mezzo necessario per la formazione religiosa, un mezzo indispensabile per il contesto in cui Padre Kolbe si trovava a vivere. Non mancarono le difficoltà, ma esse furono di volta in volta superate, come lo stesso frate scrisse alla fine del primo anno di vita. Oltretutto, consapevole della grande influenza dei mezzi di comunicazione, Kolbe non esitò a fare passi da gigante per diffondere e propagare la stampa cattolica attraverso la divulgazione sempre più capillare della sua rivista, tanto da annunciare nel 1924 la tiratura di 10.000 copie, l’anno successivo di 20.000 copie e, con l’avviso di un’aggiunta di 8 pagine, riuscì a raggiungere anche la tiratura di 30.000 copie, come afferma Padre Mauro Valentini. Alla fine si arriverà a un milione di copie.